Le recenti alluvioni in Italia hanno messo in luce l’urgenza di interventi mirati per contrastare il dissesto idrogeologico e tutelare i suoli agricoli. In particolare, le forti piogge che hanno colpito la Romagna nel 2023 hanno danneggiato oltre 80.000 ettari di terreni agricoli, mettendo a rischio la produzione per i prossimi cinque anni. È fondamentale adottare misure tempestive, al fine di ridurre i danni, contrastare l’erosione dei suoli e migliorare la gestione delle risorse idriche, senza cadere in logiche ideologiche e propagandistiche.
Il fenomeno delle alluvioni in Italia non è dovuto a un cambiamento climatico in senso stretto, ma piuttosto a una naturale variazione climatica che ha portato a un incremento delle temperature e a cambiamenti nei regimi di precipitazioni. Tuttavia, la crescita esponenziale degli insediamenti residenziali e produttivi dopo la Seconda Guerra Mondiale ha accentuato il rischio idrogeologico, con l’occupazione di aree vulnerabili e il conseguente abbassamento degli alvei fluviali.
La gestione delle acque, purtroppo, è stata insufficiente: molte opere idrauliche, come argini e canali, sono stati progettati e costruiti senza considerare le necessarie manutenzioni. Inoltre, la presenza di detriti e vegetazione nei letti dei fiumi, che non vengono rimosse durante i periodi di secca, finisce per bloccare il deflusso delle acque durante le piene, causando inondazioni. Le soluzioni idrauliche attualmente proposte, come il consolidamento degli argini e la costruzione di nuove opere di laminazione, sono importanti, ma non sufficienti se non accompagnate da un ripristino e mantenimento del territorio.
Le alluvioni non solo distruggono abitazioni e infrastrutture, ma provocano anche danni irreversibili ai terreni agricoli. Secondo il Prof. Gilmo Vianello, Vicepresidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura, l’acqua che ha invaso i campi ha depositato sedimenti che hanno compromesso la fertilità del suolo, impedendo il drenaggio e riducendo la capacità di infiltrazione. L’erosione del suolo è un altro problema grave, che riguarda soprattutto i terreni collinari e montani. Qui, l’errata gestione agricola e la perdita di prati-pascoli permanenti hanno favorito l’erosione, con conseguente impoverimento della qualità del suolo.
Gli esperti sottolineano l’importanza di limitare le lavorazioni meccaniche su terreni con una pendenza superiore al 20-25%, favorendo invece coltivazioni che assicurino una copertura vegetale costante. Inoltre, sarebbe opportuno reintrodurre pratiche agricole più sostenibili, come la zootecnia a pascolo libero, che contribuisce a proteggere i suoli dalla degradazione.
Secondo il Dott. Paolo Mannini, ex Direttore del Consorzio di Bonifica del Canale Emiliano Romagnolo, le recenti alluvioni hanno evidenziato l’urgenza di un nuovo, straordinario intervento di bonifica integrale dei territori. Nel maggio 2023, le piogge abbondanti che si sono abbattute sulla Romagna hanno provocato gravi danni alle aree agricole, con l’acqua che ha raggiunto livelli molto elevati. Nei territori alluvionali, i fiumi sono canalizzati artificialmente, con letti superiori alla pianura circostante, per garantire il deflusso dell’acqua verso il mare. Tuttavia, la manutenzione di queste opere idrauliche è fondamentale per evitare che le acque possano tornare a invadere il territorio.
A tal fine, è necessaria una pianificazione a lungo termine che preveda la costruzione di casse di espansione per contenere le piene, la creazione di canali diversivi e il rafforzamento degli argini esistenti. Tali interventi richiedono investimenti sostanziosi e una gestione delle risorse adeguata.
Il settore agricolo, in particolare quello della frutticoltura, ha subito danni devastanti a causa delle recenti inondazioni. In Emilia-Romagna, circa 80.000 ettari di terreni agricoli sono stati colpiti, con danni alle coltivazioni di pesche, ortaggi e altri prodotti. Le piante, in particolare quelle in fase di piena vegetazione, hanno sofferto di ristagni idrici prolungati, con gravi ripercussioni sulla produttività futura.
Gli agricoltori necessitano di un supporto concreto per affrontare le difficoltà, e questo include anche la creazione di una casistica temporale che permetta di studiare e monitorare i danni nel lungo periodo. L’informazione scientifica e la ricerca sono cruciali per individuare soluzioni efficaci e tempestive, evitando che gli agricoltori restino isolati nelle loro scelte.
Il Dott. Roberto Scozzoli, Direttore dell’Apimai di Ravenna, ha eseguito oltre 290 perizie per monitorare i danni causati dalle alluvioni su circa 6.000 ettari di terreni agricoli. L’acqua, stagnando per giorni, ha compromesso la qualità del suolo, causando la perdita di nutrienti fondamentali come azoto, fosforo e potassio. Il ripristino completo dei terreni, dal punto di vista strutturale, fisico e minerale, richiederà almeno cinque anni di interventi mirati, che comprendano l’apporto di sostanza organica e il miglioramento delle reti di drenaggio.
Le soluzioni a breve termine non sono sufficienti: è necessaria una visione a lungo termine che preveda il rafforzamento della gestione del suolo e un’attenta pianificazione delle risorse idriche, in modo da garantire la resilienza delle aree agricole e contrastare il fenomeno del dissesto idrogeologico.
In sintesi, per affrontare le sfide poste dalle alluvioni e dal dissesto idrogeologico, è necessario un impegno straordinario che unisca azioni di bonifica integrale, miglioramento della gestione del suolo e supporto diretto agli agricoltori. Solo con interventi tempestivi e ben strutturati sarà possibile recuperare il terreno perduto e garantire la sicurezza e la produttività agricola per le generazioni future.
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