Da oggi, l’aumento delle accise sul gasolio di 1,5 centesimi al litro comporterà un aggravio economico diretto per circa 16,6 milioni di automobilisti italiani. L’intervento fiscale si traduce in una spesa aggiuntiva di 0,915 euro per ogni pieno di carburante diesel, considerando anche l’IVA. Su base annua, per chi effettua due pieni al mese, l’incremento sarà pari a 21,96 euro a veicolo, secondo le stime fornite dal Codacons.
Nel complesso, questa misura produrrà un impatto economico di 364 milioni di euro all’anno per le famiglie italiane in possesso di automobili a gasolio.
Contestualmente, il provvedimento prevede una riduzione delle accise sulla benzina della stessa entità, ovvero 1,5 centesimi al litro. Il beneficio si traduce in un risparmio stimato in 374,5 milioni di euro annui, distribuiti tra i circa 17 milioni di automobilisti che guidano auto alimentate a benzina.
In Italia, il parco auto circolante conta attualmente 40,5 milioni di veicoli. Di questi, il 42% è alimentato a benzina, mentre il 40,9% a gasolio. Questi dati mettono in evidenza l’elevato numero di cittadini coinvolti direttamente dalla variazione delle accise sui carburanti.
Secondo Assoutenti, il sistema fiscale italiano sui carburanti è tra i più onerosi in Europa. Oggi, le tasse rappresentano il 61,1% del prezzo della benzina e il 57,2% del prezzo del diesel. Nel 2023, a fronte di una spesa totale di 70,9 miliardi di euro per i carburanti, ben 38,1 miliardi sono stati incassati dallo Stato tra accise e IVA.
Questa pressione fiscale contribuisce a rendere il prezzo del carburante in Italia tra i più alti d’Europa. In particolare, il Paese si posiziona:
Tuttavia, se si esaminano i dati al netto delle tasse, la situazione cambia radicalmente:
Il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, ha sottolineato la necessità di una revisione strutturale del sistema fiscale europeo sui carburanti. “È fondamentale – ha dichiarato – aprire una riflessione a livello comunitario per creare un sistema di tassazione uniforme in tutta l’Unione Europea. Un regime fiscale armonizzato permetterebbe di evitare forti squilibri tra Paesi membri, aumentando la competitività italiana e riducendo l’impatto economico su famiglie, imprese e industria”.
Il tema delle tasse sui carburanti in Italia rimane centrale nel dibattito politico ed economico. Con il prezzo alla pompa fortemente influenzato dal carico fiscale, le differenze rispetto ad altri Paesi europei continuano a pesare sulla competitività e sul potere d’acquisto dei cittadini italiani. Il recente riordino delle accise, sebbene in linea con le direttive europee, riaccende la discussione sulla sostenibilità del sistema fiscale attuale e sulla necessità di un intervento strutturale e coordinato a livello UE.
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