Il sito internet del Centro Allerta Tsunami di INGV Terremoti è online

Da ieri 4 maggio 2020, è online e quindi operativo il sito web del Centro Allerta Tsunami (www.ingv.it/cat) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV Terremoti). L’obiettivo principale della nuova piattaforma è quello di...

Il sito internet del Centro Allerta Tsunami di INGV Terremoti è online.

Da ieri 4 maggio 2020, è online e quindi operativo il sito web del Centro Allerta Tsunami (www.ingv.it/cat) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV Terremoti). L’obiettivo principale della nuova piattaforma è quello di offrire al pubblico informazioni e approfondimenti sul rischio maremoti nel Mar Mediterraneo e per sensibilizzare i cittadini e le autorità al rischio tsunami in Italia.

Si tratta di un rischio poco conosciuto, a causa della frequenza relativamente bassa dei grandi maremoti nel Mediterraneo, ma che comporta eventi a elevato impatto sulle persone e sul territorio. Scopo del sito è anche quello di fornire strumenti e indicazioni che consentano di ridurre le conseguenze in caso di evento.

Sul sito del CAT-INGV non verranno al momento pubblicate le allerte in corso. I messaggi vengono inviati dal CAT al Dipartimento della Protezione Civile nazionale (DPC), che provvede a smistarli a tutte le componenti del suo sistema per le azioni di informazione sul territorio.

Il CAT dell’INGV è infatti uno dei tre elementi del SiAM, il Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti di origine sismica, istituito con una Direttiva del Presidente del Consiglio nel 2017, coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile nazionale (DPC) e con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Composto da cinque macro-sezioni, ognuna contenente sottosezioni dedicate, il sito del CAT-INGV mette a disposizione del pubblico molte informazioni e approfondimenti sui maremoti: come si formano, come si propagano, dove sono più probabili, come possiamo difenderci, quali sono le Istituzioni internazionali e nazionali che si occupano della tutela e della comunicazione del rischio. Un’enfasi particolare è rivolta alla pericolosità e al rischio tsunami nel Mediterraneo, dove il CAT opera dal 2016 come Tsunami Service Provider per molti Paesi dell’area euro-mediterranea.

Il sito web del CAT va ad affiancare quello sulla pericolosità da tsunami di origine sismica dell’area NEAM (Atlantico nordorientale, Mediterraneo e mari connessi), pubblicato nel 2017 dopo la conclusione del progetto europeo TSUMAPS-NEAM (Probabilistic Tsunami Hazard Maps for the NEAM Region), coordinato dall’INGV e integrato di recente da studi e approfondimenti. Informazioni dettagliate sugli effetti dei maremoti sulle coste italiane sono presenti inoltre sul sito dell’Italian Tsunami Effects Database (ITED), pubblicato di recente. Va ricordato che oltre l’80% dei maremoti storici conosciuti nel Mediterraneo sono stati generati da terremoti.

Gli tsunami sono eventi che, sebbene rari, possono essere particolarmente distruttivi anche sulle nostre coste, al pari di quelli che hanno colpito negli ultimi venti anni l’Indonesia, il Cile, il Giappone. Va ad esempio ricordato il terremoto-maremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908, che ha provocato onde alte oltre 10 metri in alcune aree costiere della Calabria e della Sicilia orientale.

Eventi più piccoli sono molto più frequenti e possono essere anch’essi molto pericolosi: un’onda di tsunami di poche decine di centimetri può abbattere porte, spostare automobili e trascinare in mare persone adulte, anche di corporatura robusta.

In Giappone, paese soggetto a un rischio tsunami molto elevato a causa del forti terremoti che avvengono al largo delle coste pacifiche, vengono effettuate delle prove di resistenza a un’onda di maremoto. Anche un’onda di pochi decimetri è molto pericolosa a causa della sua velocità e della sua lunghezza, che hanno ben poco a che vedere con le normali onde di mare.

L'allerta tsunami diramata dal CAT otto minuti dopo il terremoto del 2 maggio 2020 al largo dell'isola greca di Creta.

Da quando il Centro Allerta Tsunami dell’INGV è pienamente operativo (1/1/2017) nel Mediterraneo sono avvenuti 12 terremoti che hanno attivato le procedure di allertamento, per la loro posizione – in mare o presso le coste – e per la loro magnitudo (≥5.5). L’ultimo di questi è avvenuto il 2 maggio 2020 al largo dell’isola greca di Creta. L’allerta è stata diramata dal CAT otto minuti dopo il terremoto. A causa della magnitudo elevata (6,7) il livello di allerta è stato massimo (rosso) per l’isola di Creta, minore (arancione) per le regioni circostanti (Grecia, Turchia, Libia, Egitto), mentre per l’Italia non c’è stata allerta.

Nell’ottobre 2018, in occasione di un terremoto di magnitudo simile avvenuto presso l’isola di Zante, nel Mar Ionio, più vicina all’Italia, l’allerta arancione aveva interessato anche le coste della Calabria e della Puglia. Sia in questo caso che in quello del 2 maggio 2020, lo tsunami si è generato ed è stato osservato ai mareografi prossimi all’epicentro, ma fortunatamente non ha superato i 30 centimetri.

A cura del Centro Allerta Tsunami dell’INGV.