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Cina contro USA: chi paga davvero il costo dei dazi?

La Cina risponde direttamente agli Stati Uniti sulla guerra dei dazi

Nel quadro delle crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, Pechino adotta una strategia comunicativa inedita, scegliendo di rivolgersi direttamente al popolo americano anziché alla Casa Bianca. L’obiettivo è quello di chiarire la propria posizione sulla guerra dei dazi innescata dall’ex presidente Donald Trump, e di contestare l’idea che le tariffe colpiscano unicamente le economie straniere.

In un post pubblicato sulla piattaforma X (ex Twitter), la portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, Mao Ning, ha condiviso un video che ha per protagonista un imprenditore statunitense impegnato nell’importazione di beni dalla Cina. Il contenuto è stato progettato per smentire la narrativa secondo cui il costo dei dazi ricadrebbe interamente sui Paesi esportatori.

“I Paesi stranieri non pagano i dazi“, afferma Mao Ning nel suo post. “Sono le imprese americane a pagarli, e questi costi vengono poi trasferiti sui consumatori statunitensi.” La portavoce aggiunge che “i dazi non riportano la produzione manifatturiera negli Stati Uniti: si tratta semplicemente di una tassa per gli americani“.

Guerra dei dazi USA-Cina: l’impatto diretto su imprese e consumatori

Il video allegato al post illustra, attraverso un esempio concreto, gli effetti delle tariffe doganali sulle aziende americane. L’imprenditore protagonista racconta che le merci cinesi restano bloccate nei porti statunitensi fino a quando l’importatore non provvede al pagamento dei dazi imposti. Solo allora possono essere sdoganate.

Nel suo intervento, l’uomo mette in evidenza l’alto costo della manodopera negli Stati Uniti, sottolineando come ciò renda antieconomica la produzione locale rispetto a quella cinese. Riporta l’esempio di un prototipo di bottiglietta di vetro per salsa piccante, commissionato sia in Cina che negli USA. Il risultato? “Negli Stati Uniti il costo era superiore dell’800% rispetto a quello cinese.”

Nel dettaglio, la fabbrica americana ha richiesto 7.000 dollari per la creazione degli stampi e 2 dollari per ogni etichetta. In confronto, in Cina, le etichette costano 5 centesimi nella versione base e 25 centesimi per quelle di qualità elevata.

L’imprenditore conclude: “Anche con dazi del 50%, 200% o addirittura 300%, non avrebbe senso per me – e per la maggior parte delle aziende – trasferire la produzione negli Stati Uniti per prodotti di questo tipo.”

Il vero costo dei dazi ricade sugli americani

Con questo messaggio diretto al pubblico statunitense, la diplomazia cinese intende evidenziare l’effetto reale delle misure protezionistiche imposte da Washington. Secondo la posizione di Pechino, i dazi doganali non favoriscono la reindustrializzazione, ma finiscono per penalizzare le imprese locali e gravare economicamente sui consumatori americani.

In un momento in cui il commercio internazionale continua a giocare un ruolo cruciale nell’equilibrio economico globale, la testimonianza diffusa dal governo cinese mette in discussione l’efficacia delle tariffe come strumento di politica economica, rilanciando il dibattito sulla reale utilità della guerra dei dazi USA-Cina.

Roberta Cavilli

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