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Mobbing e Straining: la Corte di cassazione riconosce il diritto al risarcimento per forme attenuate di stress

La Corte di cassazione ha emesso un’ordinanza in cui chiarisce che è impossibile non risarcire la violazione di valori costituzionali come dignità, identità personale e integrità psicofisica. Anche se non viene specificamente citato il mobbing, il giudice deve comunque riconoscere la forma attenuata di stress da parte del capo e risarcire il lavoratore.

I valori come la dignità, l’identità personale e l’integrità psicofisica del lavoratore devono essere tutelati dalla Costituzione. Pertanto, se il lavoratore denuncia il datore di lavoro per danni da mobbing e durante il processo viene esclusa solo la continuità delle vessazioni, il giudice deve comunque stabilire un risarcimento per la forma attenuata quando l’ambiente di lavoro risulta “stressogeno”.

Con questa decisione, i giudici hanno accolto il ricorso del lavoratore, che in secondo grado aveva già ottenuto oltre 15 mila euro per differenze retributive e quasi 4 mila euro per integrazione TFR. La Corte d’appello ha commesso un errore quando ha riconosciuto la dequalificazione del dipendente ma ha escluso il mobbing affermando che mancava la prova di una condotta reiterata, mentre il lavoratore lamentava uno stato di inattività totale e forzata, emarginazione, un trasferimento “punitivo” e persino pressioni per accettare la mobilità.

Tutto questo è stato causato dalla dirigente che ha un rapporto difficile con il lavoratore

Secondo la Corte di cassazione, la censura è fondata e ricorda che sia lo straining che il mobbing sono originati dalla violazione dell’articolo 2087 del Codice Civile, a causa dello scontro con la dirigente che ha persino causato un attacco ischemico al lavoratore.

Indipendentemente dal fatto che si tratti di mobbing o straining, ciò che conta è l’illecito commesso che viola gli interessi del lavoratore protetti a livello costituzionale più elevato; valori che non possono essere ignorati dall’ordinamento giuridico. Questo vale indipendentemente dal dolo o dalla colpa del datore di lavoro: la responsabilità è contrattuale e spetta all’azienda dimostrare di aver rispettato le disposizioni di sicurezza.

Lo straining è considerato una forma attenuata di mobbing in quanto non prevede una continuità nelle vessazioni, ma se si accerta che l’ambiente di lavoro è “stressogeno”, la richiesta di risarcimento deve comunque essere accolta, anche se non esiste un vero e proprio disegno persecutorio da parte del datore di lavoro. Il giudice non deve limitarsi al tenore letterale delle richieste.

Mohana Deva

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