In occasione della Giornata Nazionale della Salute della Donna, il 22 aprile, torna al centro del dibattito pubblico il tema della prevenzione contro l’HPV, il Papilloma Virus Umano, una delle infezioni a trasmissione sessuale più diffuse al mondo.
Secondo i dati più recenti, circa l’80% della popolazione globale – uomini e donne – contrae l’HPV almeno una volta nel corso della vita. Attualmente si conoscono oltre 200 varianti del virus, di cui 14 considerate ad alto rischio, potenzialmente correlate allo sviluppo del tumore della cervice uterina, una delle principali cause di mortalità oncologica femminile.
Nonostante la disponibilità del vaccino anti-HPV, strumento chiave per prevenire i tumori associati al virus, la copertura vaccinale in Italia resta ancora lontana dal target del 90% previsto dall’OMS e dal piano europeo Europe’s Beating Cancer Plan: ad oggi, sono solo 3,9 milioni le persone vaccinate nel nostro Paese. I motivi di questo ritardo sono molteplici e includono fattori organizzativi, culturali, sociali e comunicativi.
A incidere in particolare è la scarsa percezione del rischio, poiché l’HPV è spesso considerato erroneamente un problema esclusivamente femminile, legato al tumore della cervice. Tuttavia, anche gli uomini possono sviluppare patologie correlate al virus, tra cui carcinomi orofaringei, anali, penieni e condilomi genitali. Uno studio del 2023 ha stimato che il 31% della popolazione maschile sopra i 15 anni è portatore del virus, con il 21% infettato da ceppi ad alto rischio.
La diagnosi precoce rappresenta un alleato fondamentale nella lotta al tumore della cervice uterina. In Italia, nel biennio 2021-2022, il 78% delle donne ha effettuato un pap-test o un test molecolare per la rilevazione del DNA dell’HPV. Sebbene il pap-test sia stato per anni lo strumento più utilizzato, oggi il progresso scientifico ha portato allo sviluppo di test molecolari più avanzati, capaci di identificare la presenza del virus in maniera più sensibile e specifica.
Tra le soluzioni più promettenti c’è anche l’autoprelievo, che consente alle pazienti di effettuare il test in autonomia, in un contesto di maggiore comfort e riservatezza. Ulisse Biomed, azienda biotech italiana attiva nella diagnostica e fondata da Bruna Marini, ha sviluppato un test HPV in autoprelievo conforme agli standard richiesti per lo screening del cancro cervicale. Tuttavia, Marini sottolinea come non tutti i test siano validati per questo tipo di campionamento: è quindi essenziale che vi siano linee guida nazionali condivise a cui far riferimento.
Secondo l’esperta, il futuro della prevenzione dell’HPV si gioca anche sul terreno dell’intelligenza artificiale, che può supportare i medici nella personalizzazione dei protocolli diagnostici e nel miglioramento dell’accuratezza dei risultati. Inoltre, la ricerca si sta orientando verso la comprensione dell’interazione tra microbiota vaginale e HPV, per sviluppare nuove strategie diagnostiche e terapeutiche.
Un altro fronte cruciale è rappresentato dall’educazione sessuale, ancora troppo assente nei programmi scolastici italiani. La prevenzione passa infatti da una maggiore consapevolezza sin dalla giovane età. Il vaccino anti-HPV è particolarmente efficace se somministrato prima dell’inizio dell’attività sessuale, idealmente tra gli 11 e i 12 anni. Tuttavia, la mancanza di informazione porta spesso a ritardi nelle vaccinazioni e a una confusione diffusa tra l’HPV e altre malattie sessualmente trasmissibili, ancora fortemente stigmatizzate.
Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025 ha incluso anche i giovani maschi nella campagna vaccinale, ma resta ancora molto da fare per raggiungere una copertura adeguata e omogenea. Inoltre, il vaccino attualmente disponibile protegge da 7 ceppi ad alto rischio, ma gli studi in corso puntano a estendere la protezione a nuove varianti, oltre a sviluppare screening specifici per tumori testa-collo.
Ulisse Biomed, grazie a solide collaborazioni con istituti accademici e sanitari, è impegnata nello sviluppo di test diagnostici innovativi per la salute femminile. “La chiave per una prevenzione efficace – conclude Bruna Marini – è un approccio integrato che unisca educazione, innovazione tecnologica e accessibilità ai test diagnostici, affinché la lotta contro l’HPV sia davvero alla portata di tutti”.
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