La Cassazione ha stabilito che bastano solo due atti molesti per considerare lo stalking condominiale come reato penale. La sentenza, pubblicata dalla quinta sezione penale, ha definito in modo esplicito questo fenomeno e ha stabilito che la condotta persecutoria può essere considerata anche se gli atti vessatori si verificano in un breve periodo di tempo.
La condizione principale per configurare questo reato è che gli atti siano autonomi e che causino ansia e paura nella vittima. La difesa non può contestare l’abitualità della condotta persecutoria, che può manifestarsi anche in una breve sequenza di tempo.
La sentenza stabilisce anche che le prove video girate dalla vittima senza il consenso dello stalker non rendono meno credibile il racconto della persona offesa.
In caso di stalking condominiale, le azioni da intraprendere includono la mediazione, il ricorso alla questura per un ammonimento verbale e, in caso di persistenza del comportamento, la presentazione di una querela. Sarà poi il giudice a decidere quali misure adottare, inclusa l’imposizione di una restrizione di avvicinamento o il trasferimento forzato dello stalker.
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