La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a un anno e sei mesi di reclusione per una donna che minacciava quotidianamente una consulente del giudice sui social. La sentenza ha stabilito che chi minaccia sui social rischia una condanna per stalking.
La Corte ha anche chiarito che il reato di atti persecutori può essere integrato non solo da pedinamenti e appostamenti, ma anche da reiterate esternazioni, come pubblicazioni sui social. Le sole pubblicazioni di post dai contenuti minatori possono essere sufficienti a integrare il reato di atti persecutori.
La Cassazione ha anche stabilito che l’esercizio del diritto di critica non autorizza l’offesa alla sfera privata della persona criticata. Lo stalking è la persecuzione finalizzata alla creazione di stati di ansia e terrore in un altro individuo per ragioni sentimentali ed è un reato penale introdotto nel nostro codice penale nel 2009. La durata temporale delle condotte non è un requisito per la punibilità del reato di atti persecutori.
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