Crisi economica: bolognesi con le tasche sempre più vuote

I bolognesi hanno le tasche sempre più vuote. Questo li spinge ad un atteggiamento prudenziale, se non addirittura rinunciatario, nei confronti di ogni voce di spesa che devono affrontare nella vita quotidiana, spesso soprattutto nei confronti della...

I bolognesi hanno le tasche sempre più vuote. Questo li spinge ad un atteggiamento prudenziale, se non addirittura rinunciatario, nei confronti di ogni voce di spesa che devono affrontare nella vita quotidiana, spesso soprattutto nei confronti della loro salute, arrivando a trascurarla anche pesantemente.

Nell’ultimo anno ben il 29% degli intervistati ha ammesso di aver fatto solo le visite indispensabili quando ne ha avuto veramente bisogno, mentre il 7% ha dichiarato di aver fatto meno visite rispetto al solito.

L’attenzione ai costi riguarda anche l’acquisto di farmaci: ben il 59% dei bolognesi afferma di chiedere sempre i farmaci sostitutivi quando si reca in farmacia perché costano di meno rispetto a quelli prescritti in ricetta dal proprio medico.

Ma non è tutto: per riuscire a garantirsi le cure indispensabili, ben il 42% dei bolognesi ha ammesso di aver fatto o che sarebbe costretto a fare ricorso a prestiti presso istituti finanziari, specialmente per quel che riguarda visite specialistiche private (32%), terapie di lunga durata (29%), visite dentistiche e grandi interventi presso strutture private (18%).

Tuttavia, nel mirino non si trovano solo le strutture private, ma tutto il sistema sanitario nazionale: se il 46% degli intervistati a livello nazionale ha avuto la percezione che negli ultimi anni i costi delle prestazioni mediche, sia pubbliche che private, siano aumentati, questo dato viene confermato da una recente ricerca Censis, che rivela l’aumento del costo del ticket a tal punto da superare la stessa prestazione in una struttura privata. Il 45% dei cittadini ha pagato tariffe nel privato uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico.

Il confronto tra pubblico e privato non si ferma qui: sempre il Censis ha reso noto che tra gli italiani che hanno dovuto scegliere la sanità privata, più di uno su tre (72,6%) lo ha fatto a causa delle liste d’attesa, troppo lunghe se ci si affida al servizio sanitario pubblico.

Appare evidente come l’integrazione tra pubblico e privato sia sempre più una soluzione vantaggiosa per i cittadini perché permette loro di avere accesso a prestazioni sanitarie in modo capillare e tempestivo, e a costi sostenibili.

Fiammetta Fabris, Direttore Generale UniSalute afferma: “Sanità pubblica e privata non devono essere viste in contrapposizione: l’offerta di prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale resta il perno fondamentale del nostro sistema sanitario, a cui si affianca quella privata che, anche alla luce dei mutamenti sociali ed economici che il Paese sta vivendo in questi anni, deve essere sempre più vista come supporto ed integrazione e il cui accesso dovrebbe essere supportato e facilitato per permettere a tutti cittadini di poter usufruire della più ampia offerta di prestazioni mediche a costi contenuti”.