Telepass aziendale: Licenziamento illegittimo per assenza ingiustificata

La Cassazione stabilisce che il licenziamento basato su dati del Telepass aziendale per assenza ingiustificata è illegittimo se il dipendente non è stato preventivamente informato del possibile utilizzo del dispositivo per controlli sulla prestazione.

telpass casello autostrada

Con l’ordinanza n. 15391 del 3 giugno 2024, la Corte di Cassazione ha fatto chiarezza sul tema del licenziamento basato su dati ottenuti da un Telepass aziendale. La Suprema Corte ha stabilito che tale licenziamento è illegittimo se il dipendente non è stato preventivamente informato del possibile utilizzo del dispositivo per controlli sulla prestazione.

Controlli “difensivi” e tutela del datore di lavoro

La pronuncia della Cassazione si inserisce nel dibattito sui cosiddetti “controlli difensivi” che il datore di lavoro può mettere in atto per tutelare i propri interessi. Secondo la Corte, i controlli “difensivi” si distinguono dai controlli disciplinari in quanto non sono diretti ad accertare l’inadempimento delle ordinarie obbligazioni contrattuali del lavoratore, bensì a prevenire comportamenti illeciti o lesivi del patrimonio e dell’immagine aziendale.

Tali controlli, anche se effettuati mediante strumenti tecnologici come il Telepass aziendale, sono ammessi a determinate condizioni. Innanzitutto, il datore di lavoro deve avere un “fondato sospetto” che il dipendente stia commettendo un illecito. In secondo luogo, il controllo deve essere proporzionato all’obiettivo da perseguire e deve rispettare la dignità e la riservatezza del lavoratore.

Onere della prova e tutela del lavoratore

La Cassazione ha precisato che l’onere della prova circa la sussistenza del “fondato sospetto” e la proporzionalità del controllo grava sul datore di lavoro. Il datore di lavoro deve quindi essere in grado di dimostrare che aveva ragionevoli motivi per ritenere che il dipendente stesse commettendo un illecito e che il controllo effettuato era il mezzo meno invasivo possibile per accertare la verità.

Inoltre, il lavoratore ha diritto di essere informato del fatto che i suoi dati sono oggetto di trattamento da parte del datore di lavoro. Tale informativa deve essere resa per iscritto e deve contenere una serie di informazioni, tra cui le finalità del trattamento, le modalità con cui i dati saranno trattati e i diritti del lavoratore.

Il caso concreto e le conseguenze della pronuncia

Nel caso oggetto dell’ordinanza in questione, la Cassazione ha ritenuto che il licenziamento del dipendente fosse illegittimo perché il datore di lavoro non aveva preventivamente informato il dipendente del possibile utilizzo del Telepass per controlli sulla prestazione. Inoltre, la Corte ha rilevato che il datore di lavoro non aveva fornito elementi sufficienti a dimostrare la sussistenza di un “fondato sospetto” che il dipendente stesse commettendo un illecito.

Di conseguenza, la Cassazione ha cassato la sentenza della corte d’appello e ha rinviato la causa al giudice di primo grado per un nuovo giudizio. Il lavoratore dovrà essere riassunto in servizio e il datore di lavoro dovrà risarcirgli i danni subiti a causa del licenziamento illegittimo.

La pronuncia della Cassazione rappresenta un importante precedente in materia di controlli “difensivi” dei datori di lavoro. La Suprema Corte ha ribadito l’importanza di un corretto bilanciamento tra le esigenze di tutela del datore di lavoro e i diritti del lavoratore alla privacy e alla dignità. I datori di lavoro che intendono utilizzare strumenti tecnologici per controllare i propri dipendenti devono farlo nel rispetto della normativa vigente e garantendo la massima trasparenza nei confronti dei lavoratori.