Paul Schrader e il suo nuovo film: una riflessione sulla morte e sul mito
Paul Schrader, celebre regista noto per il suo approccio intenso alla narrativa, ha iniziato a pensare al suo nuovo progetto cinematografico, “I tradimenti” (titolo italiano del film tratto dal romanzo “Foregone” di Russell Banks), mentre si trovava ricoverato in ospedale a causa di una grave forma di polmonite causata dal COVID. Durante la convalescenza, Schrader ha avuto una riflessione profonda sul tema della morte, consapevole che il tempo fosse un elemento da non sprecare.
Russell Banks, suo amico di lunga data, stava morendo di cancro in quel periodo e aveva appena scritto un libro che trattava la morte, un’opera che Schrader definiva come la sua versione di “La morte di Ivan Ilyich” di Tolstoj. Purtroppo, Banks è deceduto prima che Schrader completasse la sceneggiatura del film, ma il regista ha deciso di dedicargli l’opera e di usare il titolo “Oh, Canada”, che Banks stesso aveva voluto ma che non poteva utilizzare per ragioni legate ai diritti.
La trama del film e il ritorno di Richard Gere
“I tradimenti”, presentato in concorso al Festival di Cannes, racconta la storia di Leonard Fife, un documentarista politico, interpretato da Richard Gere. Il personaggio di Fife è una leggenda del cinema e della denuncia politica: in giovane età, Fife lasciò gli Stati Uniti per rifugiarsi in Canada durante la guerra del Vietnam, rifiutandosi di combattere.
La sua scelta, unita a un famoso film di denuncia sull’uso del Napalm, lo ha trasformato in un eroe per generazioni future. Quando si trova vicino alla morte, Fife decide di convocare un suo ex allievo, interpretato da Michael Imperioli, insieme a una troupe formata dai suoi ex studenti, per ripercorrere la sua vita attraverso un’intervista filmata.
Sua moglie, interpretata da Uma Thurman, sarà anche lei parte del processo, e la sua presenza aggiungerà una dimensione emotiva al film, mescolando il passato e il presente in un gioco complesso tra memoria e realtà.
Il tema della “verità” e la narrazione del mito
Nel film, Fife afferma: “Ho costruito una carriera chiedendo alla gente di dirmi la verità, adesso è il mio turno”. Ma quale “verità” si nasconde dietro questa affermazione? La “verità” dei suoi documentari, quella della sua esistenza o del mito che si è costruito nel corso della sua vita?
Schrader esplora questo concetto attraverso una riflessione sul rapporto tra finzione e realtà, dove il personaggio di Fife si trova a confrontarsi con un passato che ha costruito e raccontato per decenni. Il regista gioca con il tempo narrativo, creando un flusso frammentato di passato e presente che si sovrappongono, mescolandosi nel bianco e nero e nel colore, e utilizzando diversi formati per enfatizzare il contrasto tra memoria e realtà.
Il film si concentra anche sul paradosso della vita di Fife, che, acclamato per la sua apparente fedeltà alla realtà, ha in realtà mentito per tutta la vita. Questo contrasto tra ciò che Fife ha raccontato di sé e ciò che ha vissuto realmente è al centro della narrazione, portando il pubblico a riflettere sul valore della verità e sulle sue molteplici sfaccettature.
Schrader, con la sua capacità unica di miscelare finzione e documentario, affronta anche temi di redenzione e di colpevolezza, chiedendosi se la confessione di Fife sia un atto di liberazione o un’ennesima costruzione della sua identità.
Un film che intreccia più livelli di narrazione
“I tradimenti” è un film che non si limita a raccontare una storia, ma offre al pubblico una riflessione più profonda sulla costruzione del mito, sulla memoria e sulla verità. Schrader utilizza l’Interrotron, uno strumento inventato da Errol Morris, che permette agli intervistati di guardare direttamente in macchina, creando un’interazione più intima e coinvolgente con il pubblico. Questo dispositivo aiuta a rafforzare l’idea che cinema e realtà siano strettamente intrecciati, e che la verità possa emergere attraverso una messa in scena che sfida le convenzioni narrative tradizionali.
Con una struttura complessa e un uso sapiente della tecnica cinematografica, Schrader ci invita a riflettere sulla natura della verità in un mondo in cui la narrazione personale e storica si mescolano, spesso creando una realtà distorta ma affascinante. “I tradimenti” è, in definitiva, una meditazione sul senso della vita, sulla sua rappresentazione e sulla necessità di confrontarsi con il proprio passato prima che sia troppo tardi.