Bambino palestinese mutilato è il protagonista della Foto dell’Anno 2024: Un’immagine simbolo della tragedia umanitaria a Gaza
La Foto dell’Anno 2024 del prestigioso concorso World Press Photo è stata assegnata a uno scatto realizzato dalla fotografa palestinese Samar Abu Elouf, collaboratrice del New York Times. L’immagine, intensa e drammatica, ritrae un bambino palestinese gravemente ferito durante un attacco aereo israeliano nella Striscia di Gaza, diventando un potente simbolo della sofferenza umana in uno dei conflitti più drammatici del nostro tempo.
Il piccolo si chiama Mahmoud Ajjour, ha nove anni e nel marzo 2024 è stato coinvolto in un bombardamento mentre cercava di mettersi in salvo con la sua famiglia. Secondo le ricostruzioni, durante la fuga Mahmoud si era voltato per incoraggiare i parenti a seguirlo, ma in quell’istante un’esplosione lo ha colpito violentemente, amputandogli un braccio e devastandogli l’altro. Lo scatto immortala proprio il momento successivo al ferimento, rendendo tangibile il dolore e l’orrore vissuti dai civili durante i raid militari.

Dal dramma al riconoscimento internazionale
Dopo l’attacco, Mahmoud e la sua famiglia sono stati evacuati dalla Striscia di Gaza grazie a un corridoio umanitario e trasferiti in Qatar, dove il bambino è stato sottoposto a diverse operazioni chirurgiche nel tentativo di salvargli la vita e migliorare la sua condizione.
La fotografia di Samar Abu Elouf si è distinta per la sua capacità di raccontare con forza e dignità una vicenda personale che rappresenta la realtà quotidiana di migliaia di bambini coinvolti in situazioni di conflitto. La giuria del World Press Photo ha premiato lo scatto per il suo valore narrativo, la composizione e il potente impatto emotivo, sottolineando l’importanza del fotogiornalismo nel documentare le crisi umanitarie.
La vittoria della Foto dell’Anno 2024 porta così sotto i riflettori internazionali non solo il talento di una fotografa palestinese, ma anche la drammatica realtà vissuta nella Striscia di Gaza, contribuendo a mantenere alta l’attenzione mediatica su un conflitto ancora lontano dalla soluzione.